Introduzione

Dalle piccole ma preziose e autenticanti ‘biopsie’ prelevate
lungo il corso del nostro cammino, carissimi studenti,
siamo ora non soltanto a una visione e a una revisione
delle cose, ma siamo anche in grado di fare una
attenta analisi su noi stessi e sulle particelle organico/spirituali
della nostra vita.
Questi piccoli preziosi prelievi dal nostro io, messi allo
specchio della Verità salutare, ci possono indicare la dieta
migliore per il nostro crescere, affinché ogni alimento
materiale e morale ci giovi sempre più, evitando così i
danni; ma soprattutto, sono in grado di evidenziare qual è
la nostra malattia, e subito porre in atto una adeguata e
efficace cura, per recuperare la vita della Verità, ed eliminare
la morte di essa in noi.
La medicina spirituale fa progressi, grazie alle ‘biopsie’
che possiamo esaminare e prelevare da noi, dagli altri
e dal mondo, e ci permette di rinnovare il corpo universale
ad immagine del Mistero, che si dà a noi in queste particelle
organiche e morali che sono appunto le ‘biopsie’ in
atto nel nostro procedere.
Lasciarsi esaminare, prima di esaminare: ecco il processo
alla base del rinnovamento della nostra salutare
mentalità dell’anima, del cuore e della mente. Lasciarsi
esaminare cogliendo in noi qualcosa di vivo: questo essere
toccati sul vissuto che ci rivela il limite, e ciò ci pone
sempre un po’ di timore; ma che ce lo può trasformare
anche, questo limite, una volta ben esaminato, in una
occasione per procedere meglio, al massimo in quello che
siamo, e così come siamo in verità:‘biopsie’ viventi di
quella medicamentosa e salvifica Verità che ci viene
accanto in dono, in questo nostro procedere.


361

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Sia fatta la tua volontà sacrificale.
Come realizza il suo voler essere sacrificato. Dal sacrificale
metamorfosato la facoltà nuova: la creatrice.
1) Primo atto: coppia angelica che va in famiglia e spaccandosi
si infernalizza in Satana. La supplica del Figlio.
2) Atti di mezzo o di passaggio: creazione del cosmo cui
il Padre dà una forma potenziale, piccolare. E una funziona
sacrificale parziale. Alla fine, totale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale ed ecco uscir fuori la
preghiera del fare sacrificale.
Al fare sacrificale ci si accosta pregandolo. Quando pregate,
voi dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale,
da dire e da fare.
Bene appellato e collocato. Bene augurato e perorato; bene
attualizzato: (Il tuo Regno e nostro): Sia fatta la tua volontà
sacrificale, come in cielo così in terra. È la volontà divina
Paterna. Radicata nell’essere suo, fatto di amore sacrificale,
vi attinge contenuto e direttrice: vuole il sacrificale.
Vuole il suo.
1) Lo vuole sacrificandosi eternamente: è la sua sacrificazione
eternale generatrice del Figlio. Sacrificazione che
non può toccare la morizione.
2) Lo vuole lasciandosi sacrificare nel tempo. (Da sacrificazione
in sacrificabile)
Per realizzarlo ecco la sua metamorfosi che partecipa
sostanzialmente al Figlio: con la generazione temporale:
espropriato si cede da vivere al sacrificale in persona di
Figlio. Ha una sola volontà: lasciarsi sacrificare; a Lui non
è concesso sacrificarsi alla maniera Paterna. Ecco cosa fa
il Padre per lasciarsi sacrificare. Dal suo sacrificale metamorfosato
si erge una facoltà nuova, la creatrice, frutto
autentico della sua volontà sacrificale.
1) Per quel volere ecco il primo atto creativo: è la coppia
angelica: l’Angelo con l’Angela: ad ambedue si cede
espropriato e con una concezione battesimale cresimata
si dà da vivere al sacrificale: il primo battesimo cresimato
Paterno. Per generazione ne viene una immensa famiglia
angelica. Micael col suo seguito vive l’Amore al
sacrificale ed entrano nel cielo angelicale. Lucifera col
suo seguito vive l’Amore egoisticizzandolo e sprofondano
in un eternale inferno angelicale. Il Padre per accettazione
si lascia sacrificare per sempre in morte eterna dell’amore.
È l’Inferno eternale. (Negare l’Inferno è negare
il Padre) Il Padre infernalizzato strappa al Figlio una supplica
anelante a quella morte: ‘Anch’io voglio venire con
Te!’. Non è possibile la sua angelicazione. Non posso
più maledire Satana; maledirei il Padre che in Satana ha
ottenuto la morte eterna dell’amore.
2) Per lo stesso volere sacrificale ecco l’atto creativo di
mezzo (o di passaggio): ed è il cosmo: il cielo e la terra,
che riceve dal Padre una forma e una funzione sacrifi-
cale parziale su quanti lo faranno popolato: vegetali,
animali e persone.
a) Il cosmo ha una forma sacrificale: che mi parla limpidamente
del suo Fattore. Discende dal sacrificale metamorfosato
Paterno. Gli dà la forma di concentrato
sommo di potenzialità cosmiche che evolvendosi hanno
una vita sacrificale in se stesse e su quanti esseri vengono
a dimorare. Siamo in una dimora sacrificale.
b) Anche il cosmo può essere il nostro sacrificatore.
Quando il cosmo nei suoi rivolgimenti fa ecatombe
umana e non solo umana, possiamo noi creature intelligenti
dire e ripetere con amore carico di devozione:
Sia fatta la tua volontà sacrificale cosmica. Non solo
possiamo, ma io mi sento il dovere di piegarmi rispettosamente
a quella volontà Paterna sacrificale.
Il cosmo cammina al passo di secoli e di ere verso il suo
sacrificale finale. Sarà la fine del cosmo, che indurrà la
fine della storia umana. Non occorre esserci a quella conclusione,
mi basta saperlo per proferire prima la mia accettazione:
Sia fatta la tua volontà sacrificale cosmica.

362

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: Sia fatta la tua volontà sacrificale. Vuole
il sacrificale suo: sacrificandosi e lasciandosi sacrificare:
dalla famiglia angelica. Dalla coppia e dalla famiglia
umana. Tiene unita la coppia in tre gesti congiunti e la fa
sua. Padre e Pneuma egoisticizzati e instintivizzati. Il Padre
si lascia sacrificare tacitamente per ogni azione: sia fatta la
tua volontà sacrificale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Al fare sacrificale ci si accosta pregandolo. Quando pregate,
voi dite: Padre nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale,
da dire e da fare. Bene appellato e collocato. Bene
augurato e perorato; bene attualizzato: Sia fatta la tua volontà
sacrificale come in cielo così in terra. È la volontà divina
Paterna. Radicata nel suo essere, fatto di amore sacrificale,
ne attinge contenuto e direttrice: il Padre vuole il sacrificale.
*) Vuole il suo.
1) Lo vuole sacrificandosi: nel talamo eternale è sacrificazione
generatrice di Figlio, senza possibilità di morizione.
Per conseguirla si fa in talamo temporale metamorfosandosi.
Dall’atto puro della sacrificazione,
all’atto potenziale della sacrificabilità.
2) Lo vuole lasciandosi sacrificare. E da chi? Dal sacrificale
metamorfosato si sprigiona la facoltà creatrice.
Tutta la creazione è di derivazione sacrificale.
1) Primo atto creativo: la coppia angelica. Dalla sezione
femminile della famiglia angelica ottiene l’eterna
morte dell’amore. Atto creativo di mezzo o di passaggio:
è la creazione del cosmo: cielo e terra. Vi vuole
impresso chiare e portentose impronte sacrificali per le
quali abbiamo acceso una tenue disposizione: Sia fatta
la tua sacrificale volontà cosmica.
2) Secondo atto creativo: la coppia umana: l’uomo e la
donna. Satana s’è ridotta a due arrabbiatissimi morsi:
a) Si morde per l’eterna morte dell’amore
b) Si morde dalla rabbia per non avervi trascinato l’intera
famiglia angelica.
Vi avrebbe esercitata l’ambita signoria. Dal secondo morso la
sua feroce volontà di fare satura la sua famiglia infernale. Ma
con chi? Ecco pronta la coppia umana, da cui origina una
immensa famiglia umana. Da questa vuol pescare la nuova
preda infernale. Lei, la divorziata, e questo le brucia di rabbia,
fa salti mortali per tenere unita la coppia umana. Unita nel
primo coniugio, unita nell’appropriarsi direttamente della
famiglia sua, unita nell’appropriarsi inconsciamente dell’amore
Paterno che era passato per espropriazione in proprietà della
creatura mediante la concezione battesimale cresimata. Con
tale portentoso inganno coppia e famiglia umana passano in
proprietà satanica. Su tutte le umane concezioni tranne una: la
Mariana, Satana esercita la sua incontrastata signoria.
a) Inizio: il raggio divino di amore Paterno non abbandona
la persona risalendo alla sua sorgente, ma si
lascia docilmente bloccare. Dal livello divino scende
a livello animalesco passando per il livello umano.
Da umanato a bestializzato. Egoisticizzato, viene
istintivizzato al punto da camminare automaticamente
verso la morte dell’amore.
b) Completamento. Non ci sarebbe riuscita nel suo intento,
se lo Pneuma si fosse rifiutato di far agire un amore
Paterno così maciullato. Ma lo Pneuma è fedelissimo
al Padre, e Satana ne ha potuto fare un Agente istintivizzato
della morte dell’amore Paterno.
In tutta la mia vita il Padre accetta con devoto silenzioso
amore sacrificale, dal suo Agente, il supplizio, la tortura dell’andare
alla morte goccia dopo goccia, azione dopo azione.
Per ogni azione istintiva Lui va alla morte dell’amore. Vi è
sempre andato nascostamente da noi. Ora incomincia col
Visuato a palesare la sua orribile passione: la Patripassione.
Come posso indignarmi con Satana se il Padre accetta? Non
ho che da dire: Sia fatta la tua volontà sacrificale temporale.

363

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: Sia fatta la tua volontà sacrificale.
Vuole il suo lasciandosi sacrificare.
a) In essere tutti irretiti
b) Pure nel fare
L’inserimento Figliale, se non guarisce, almeno addolora
insieme al sacrificale fisico coadiuvato dal sacerdote.
Dolore+sacrificale=assoluzione. Se no, ce lo fa solubile
la morte dell’amore. Anche la impenitenza entra nella sua
volontà sacrificale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Al fare sacrificale ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale, da dire e da fare. Bene appellato e
collocato. Bene augurato e perorato; bene attualizzato: Sia
fatta la tua volontà sacrificale, come in cielo, così in terra.
È la volontà divina Paterna, radicata nel suo essere, che è
fatto di amore sacrificale, da cui attinge contenuto e direttrice.
Il Padre vuole il sacrificale.
Vuole il suo:
a) lo vuole sacrificandosi: eternamente nel talamo eternale;
temporalmente nel talamo temporale, ove con
la sua metamorfosi dà il via al lasciarsi sacrificare.
b) Lo vuole lasciandosi sacrificare: per sempre da una
porzione di famiglia angelica, capeggiata da Satana,
la divorziata. Temporalmente da tutta la famiglia
umana, magistralmente maneggiata da Satana.
Nell’essere siamo stati tutti irretiti da Satana. Ci ha presi
tutti con la rete egoisticale. Ma non per questo siamo definitivamente suoi.
1) Tutti quelli che non possono passare dall’essere al fare
gli sfuggono tutti di mano. Tutti gli aborti (criminali) e
le morti infantili sfuggono alla presa satanica.
2) Ma noi abbiamo potuto passare dall’essere al fare,
all’agire. Per prenderci nell’azione Satana dispone di
una rete onnipossente.
Con la rete del piacere istintivato ci prende in tutte le azioni.
Ma nel corso della nostra vita, col concorso della
Chiesa cristiana, ci è potuto fare in noi un inserimento
divino nuovo: il Figliale, mediante il fideato, che non
potendo sciogliere completamente il prodotto egoisticale,
ci fornisce il salvagente del dolore pneumatico. E anche se
non riesce a sorgere durante la vita, quasi sicuramente va
in congiunzione col sacrificale fisico finale.
La pescagione satanica si va sicuramente infittendo in
questi momenti di sfideamento e di smoralizzazione della
vita pubblica e privata. Rimane un’ultima ancora di salvezza.
È il sacrificale fisico. (Come funziona) Il suo compito
specifico è quello della nostra espropriazione totale di
tutto quello che è passato in proprietà egoisticale: cose,
persone, la nostra vita.
1) L’esprorpiazione fulminea ci toglie il beneficio di una
graduale. È da insipienti invocare un colpo secco.
2) Espropriazione graduale è l’ultimo dono terrestre. Allo
svuotamento totale è legata la possibilità di un dolore
midollare: che tocca le profondità dell’essere umano.
Forse non abbiamo ancora intuito la preziosità di un sacerdote
accanto al nostro sacrificale fisico finale. Non è facile
parlare all’ammalato grave, ma un qualsiasi sacerdote
con la sola presenza può decidere dell’orientamento finale:
o per o contro il dolore. Il sacerdote accanto va suscitando
un’onda di tali richiami da intenerire un cuore indurito
e dare il via allo scioglimento delle lacrime del dolore.
Se con un sacerdote accanto l’agonizzante non si sente
ghermito dal dolore, è tragica certezza il ballo di Satana
che gli fa pregustare la gioia infernale di una preda umana
che porta con sé la morte dell’amore del Padre. Ma non
per questo mi viene a mancare una lettura sana e rasserenante
di ogni eterna morte dell’amore mancata. Non mi
resta che allargare il contenitore che è la sua volontà
Paterna: Sia fatta o Padre la tua sacrificale volontà di
morte eternale. Il Padre vuole il sacrificale suo umanato in
tutti, nel tempo, per qualcuno nell’eterno.

364

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: Sia fatta la tua volontà sacrificale.
Vuole il suo lasciandosi sacrificare. Il dolore fiorisce nel
sacrificale fisico finale. Opera una grande cosa e fa solubile,
ma non scioglie il male. Viene dalla vita coscienziale:
ieri fideata, oggi visuata. Si scioglie al sacrificale, se
no lo sentiremo in imago e devotamente lo proveremo fino
al totale scioglimento.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale. Al fare sacrificale ci si
accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale, da dire e da fare.
Bene appellato e collocato. Bene augurato e perorato;
bene attualizzato: Sia fatta la tua volontà sacrificale come
in cielo così in terra.
È la volontà divina Paterna, radicata nell’essere divino,
che è fatto di Amore Sacrificale, da cui attingo contenuto
e direttrice. Il Padre lo vuole sacrificale.
1) Vuole il suo.
a) lo vuole sacrificandosi: eternamente nel talamo eternale;
temporalmente nel talamo temporale, ove con
la sua metamorfosi dà il via al lasciarsi sacrificare.
b) Lo vuole lasciandosi sacrificare: per sempre da una
porzione di famiglia angelica, capeggiata da Satana,
la divorziata. Temporalmente da tutta la famiglia
umana, magistralmente maneggiata da Satana.
Nell’essere siamo tutti suoi. Nel fare istintivo siamo tutti
suoi. Pure nel fare razionale di amore di odio siamo suoi,
a meno che dalla coscienza non si sprigioni pneumatico
dolore. Un dolore che in vita non è facile sentire, ma che
nel sacrificale fisico finale trova le condizioni adatte per
farsi, dilatarsi e permeare tutto il male. È l’espropriazione
totale di noi stessi.
La fulminea chiude la via al dolore. La graduale gli offre
un percorso salutare.
Solo il soffocamento del dolore finale insorgente dà fissità
eternale alla morte dell’amore.
A questo si arriva per la Paterna celeste volontà infernale
sulla quale noi diciamo: Sia fatta la tua volontà sacrificale.
La sua volontà infernale non è la sola celeste. Ve n’è
una seconda: eccola: (la assolutiva volontà) il dolore del
male che ci siamo fatti opera mirabilmente sulla morte
dell’amore cosciente: lo rende solubile: può essere sciolto.
Ma non me lo scioglie. Due richieste da soddisfare:
1) Come fa il dolore pneumatico a rendere solubile la
morte dell’amore. Il dolore suppone una cosa indispensabile:
la vita. Nel caso nostro: la vita coscienziale.
a) Ieri comandata, imperata: fideata. La coscienza o
conoscenza convinta della legge di Dio. La sua violazione
mi dà il dolore. Ma quella coscienza va in
esaurimento. Il visuato Paterno me ne ha fornito una
nuova e maggiore.
b) Oggi visuata. La coscienza nuova della sacrificalità
(il mio bene) ed egoisticità (il mio male) dell’amore
Paterno. L’egoisticità mi colpisce a morte la sacrificalità
ed ecco immediato un dolore fortissimo. Il
dolore del male che mi faccio all’amore lo permea
totalmente e me lo rende solubile, ma non me lo
scioglie. Non siamo ancora al perdono.
2) Per conseguirlo in terra occorre l’impiego dell’amore
sacrificale nel mio agire. Io mi sciolgo la morte dell’amore
col sacrificale che mi do al piacerale, col sacrificale
che mi danni i fratelli inimicali, col sacrificale
che mi dà il corpo mio.
Ma il sacrificale fisico finale sta chiudendo la vita e non
rimane più spazio all’impiego del sacrificale.
Allora ce ne andiamo con tutta la massa di morte dell’amore
allo stato di solubilità. Se il dolore non mi scioglie
la morte dell’amore, lascio dire a voi che cosa potrà farmi
il sacerdote con la sua cosiddetta assoluzione. Io medico
l’ammalato, ma non lo guarisco; è lui che deve guarire con
l’aiuto del medico. Nell’istante in cui lo Pneuma fornisce
a me diventato l’imago mia, io sentirò in un attimo solo
tutto il male che mi sono fatto.
Lo strazio fisico avuto in terra sarà come una carezza a
confronto con lo strazio pneumatico. Qui è lo strazio di un
corpo, là di uno spirito. Qui è successivo, là simultaneo.
Qui parziale, là sarà totale. Ma se è così ci inabisseremo
anche di là in uno stato di disperazione. L’unica cosa che
ce lo farà sopportabile sarà la speranza certa della finale
assoluzione graduale. E il soccorso da chi l’avremo? Dal
sacrificale eucaristico: quello di Cristo con quello della
Chiesa. Tempi duri per i nati al cielo. Abbandono della
messa e ripudio; dal sacrificale, al piacerale.

365

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: ‘Sia fatta la tua volontà sacrificale’.
Lasciarsi sacrificare in cielo. Volontà fissativa e assolutiva
del male cosciente e del male incosciente. Donde viene.
Dal sentire, agire e acconsentire istintivo. Male inconscio
non sentito. In imago prima il cosciente poi l’inconscio.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Al fare sacrificale ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale, da dire e da fare. Bene appellato e
collocato. Bene augurato e perorato; bene attualizzato: Sia
fatta la tua volontà sacrificale come in cielo così in terra.
È la volontà divina Paterna, radicata nell’essere divino,
che è fatto di Amore Sacrificale, da cui attingo contenuto
e direttrice. Il Padre lo vuole sacrificale.
Vuole il suo:
a) lo vuole sacrificandosi: eternamente nel talamo eternale;
temporalmente nel talamo temporale, ove con
la sua metamorfosi dà il via al lasciarsi sacrificare.
b) Lo vuole lasciandosi sacrificare: per sempre da una
porzione di famiglia angelica, capeggiata da Satana,
la divorziata. Temporalmente da tutta la famiglia
umana, magistralmente maneggiata da Satana.
Nell’essere siamo tutti suoi. Nel fare istintivo siamo tutti
suoi. Pure nel fare razionale di amore di odio siamo suoi,
a meno che dalla coscienza non si sprigioni pneumatico
dolore. Per accettazione lo vuole:
1) è la sua prima celestiale volontà sacrificale fissativa
eterna compresente nel Padre; è poi:
2) una seconda volontà celestiale: la volontà assolutiva
del male cosciente.
Il dolore pneumatico fa solubile la morte dell’amore
cosciente. La sua assoluzione è legata al sacrificale ecclesiale
in congiunzione con quello eucaristico. (Per il Padre
è giusto, per me è ingiusto.
È giusta la morte incosciente, così l’ha data a tutti uniformemente)
Il visuato Paterno mi ha fornito la chiara lettura
di un male che mi faccio all’amore senza saperlo; lo
devo chiamare: male incosciente.
Donde mi viene questo male? Mi viene da quel meccanismo
automatico infernale che Satana mi ha impiantato e
che nessun Battesimo ha eliminato.
Quel meccanismo per il quale:
1) A ogni tocco esterno e interno io devo sentire.
2) A ogni sentire segue fulmineo il mio agire: prendo quel
che mi piace e scarto quel che non mi piace.
3) L’agire ottiene sempre il mio pronto acconsentire.
Il tutto bene oleato dal piacere. È l’amore di odio egoisticale
nel suo funzionamento istintivo.
La quasi totalità dell’amore Paterno va alla morte senza
saperlo. In corpo presente non la sentiamo, non la conosciamo,
ma dal corpo entreremo in imago e sarà la nascita
al cielo; allora sentiremo prima la morte cosciente per la
quale non avanzerò nessuna pretesa.
Ma non appena me la sentirò tutta sciolta, allora mi unirò
al coro degli eletti, e grideremo: facci giustizia contro il
nostro avversario! Avversario è Satana.
Che giustizia domanderemo?
1) Non vuol dire: ridonaci il corpo. Infatti perdere il corpo
non è castigo, ma dono sacrificale. È voluto dalla medicina
radicale del mio male egoisticale: espropriazione
totale. Inoltre, quel coro non lo riprenderò mai più. Mi
verrà invece dalla metamorfosi della mia pneumatica
imago. Per questo io mi addormenterò nella speranza
certa della mia trasformazione.
2) Grideremo al Padre una ingiustizia: la grideremo a Lui,
non contro di Lui: è giusto che il Padre accetti di subire
la morte dell’amore senza che noi lo sappiamo. Lo sa
il Padre che accetta una morte inconscia. Lo sa Satana
che ce l’ha imposta con inganno.
Grideremo al Padre incessantemente la ingiustizia di
Satana. Il giudice iniquo lo fa alla vedova per liberarsene.
E il Padre non farà giustizia ai suoi eletti che gridano
a Lui giorno e notte, anche se tarda verso di loro?
Alla morte cosmica lo farà in fretta. Non c’è che da
ammirare e adorare una così meravigliosa volontà
Paterna. Sia fatta in cielo la tua volontà sacrificale
Paterna: fissativa e assolutiva del male cosciente e del
male incosciente.

366

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale.
Volontà sacrificale terrestre: è malattia imposta al raggio
che mi raggiunge. Da Satana, bloccando l’amore alla sua
meità. Vera malattia che volge alla morte. Sacrificale suo
è malattia mortifera. Due qualità:
1) universale
2) decisamente evolutiva: in simbiosi alla evoluzione vitale:
è con me, fa con me, diventa con me.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Al fare sacrificale ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale, da dire e da fare.
Bene appellato e collocato. Bene augurato e perorato;
bene attualizzato: Sia fatta la tua volontà sacrificale come
in cielo così in terra.
È la volontà divina Paterna, radicata nell’essere divino,
che è fatto di Amore Sacrificale, da cui attingo contenuto
e direttrice. Il Padre lo vuole sacrificale.
Vuole il suo.
a) lo vuole sacrificandosi: eternamente nel talamo eternale;
temporalmente nel talamo temporale, ove con
la sua metamorfosi dà il via al lasciarsi sacrificare.
b) Lo vuole lasciandosi sacrificare: per sempre da una
porzione di famiglia angelica, capeggiata da Satana,
la divorziata. Temporalmente da tutta la famiglia
umana, magistralmente maneggiata da Satana.
Per gli uni, è volontà fissativa di morte eterna; per gli altri:
assolutiva del male cosciente e del male incosciente.
La sua volontà regola pure:
*) Il sacrificale suo terrestre.
È dalla stessa natura della malattia (natura ammalativa):
segue l’andamento proprio di una malattia. Una malattia
che non si fa da sola, ma viene imposta e attivata da un
agente esterno: non appena, al mio incominciare, il suo
raggio divino di amore Paterno mi ha raggiunto, e con un
battesimo cresimato incosciente mi si è dato da vivere, mi
è stato messo in malattia. Mi era giunto sanissimo: amore
Sacrificale vivibile, ma poteva anche ammalarsi. (Identità
Paterna nuova che non si accetta, ma alla quale già siamo
avviati con la negazione della identità fideata)

367

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale: la
terrestre: piace al Padre non per sadismo o narcisismo,
ma per la finalità salvifica. La regola: il sacrificale metamorfosale:
bene, meglio, ottimo. Capacità miracolosa:
dalla modalità divina. Il sentire e parlare davanti al peccare
in lontananza. L’agire in vicinanza. Ora adoro la
posa sacrificale Paterna.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Al fare sacrificale ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale, da dire e da fare. Bene appellato e
collocato. Bene augurato e perorato; bene attualizzato: Sia
fatta la tua volontà sacrificale come in cielo così in terra.
È la volontà divina Paterna, radicata nell’essere divino,
che è fatto di Amore Sacrificale, da cui attingo contenuto
e direttrice. Il Padre lo vuole sacrificale.
*) Vuole il suo sacrificale celeste:
a) lo vuole sacrificandosi;
b) Lo vuole lasciandosi sacrificare a seguito metamorfosale:
in famiglia angelica prima, nell’umana poi.
In quest’ultima:
a) Per alcuni è volontà fissativa di morte eterna.
b) Per altri è volontà assolutiva del male cosciente e del
male incosciente.
**) Vuole il sacrificale suo terrestre.
Sano mi giunge il raggio divino di amore Paterno, e prontamente
Satana me lo manda in malattia, bloccandolo alla
sua meità. La malattia dell’amore è la mia egoisticità.
a) Malattia vera che me lo porta alla morte.
b) Malattia universale
c) Regolarmente e automaticamente evolutiva.
La malattia pneumatica come la vive il Padre? Il Padre è tutto
e solo amore sacrificale. Lo vive totalmente e perfettamente
e ne ha una pace immensa. Al Padre piace il sacrificale suo
terrestre. È questa la sua finalità (il piacere che ne prova) o è
un’altra? Se si lasciasse sacrificare per il piacere che sente,
saremmo davanti a un essere mostruoso, come lo è un sadico
che gode della violenza su di sé e sugli altri. Saremmo davanti
a un banale narcisismo spirituale: sicuramente ne ha una
pace che non si può dire (indicibile): è la pace sacrificale. Ma
la finalità è ben diversa e superiore. È una finalità salvifica. Il
Padre salva morendo, perché morendo vivifica.
Per quale regola? Non umana, ma divina. Il sacrificale per
natura sua è infallibilmente metamorfosale: trasforma il male
in bene, il bene in meglio, il meglio in ottimo. A dargli una
simile capacità miracolosa è la maniera divina di viverlo:
1) Una sola copertura: il silenzio.
2) Una sola forza azionante: l’amore Sacrificale.
3) Una sola adesione: la devozione e quindi la fedeltà a se
stessa.
Quella modalità così scolpita: con devoto silenzioso amore
sacrificale. Sul versante Paterno si distende il suo inarrestabile
e intramontabile sacrificale terrestre. Sul versante umano si
distende il nostro inarrestabile e intramontabile peccare terrestre.
Il suo sacrificale e il mio peccare. Dobbiamo usare il termine
sciupato di ‘peccato’. Cosa sentiamo noi davanti al peccare
altrui? Il sentire viene sfornato prontamente dalla mia
egoisticità. Cosa sento davanti alle sfacciate ingiustizie
umane? Davanti alla crudeltà torturatrice, davanti agli intrighi
camuffati, davanti all’odio feroce, davanti alle vendette
spietate, davanti alla efferatezza annientatrice? Sentiamo una
cosa sola: indignazione, esecrazione, condanna senza pietà e
vendetta almeno a parità. Quello che sentiamo lo diciamo a
parole con tono vibrante simile a spada affilata che colpisce,
abbatte e atterra. Questo sentiamo davanti al peccare in lontananza.
E quando il peccare si avvicina a noi e ci viene a colpire
la comunione egoisticale nella sua triplicata forma: la
meitaria, la paritaria e l’autoritaria? Allora non ci fermiamo al
sentire, ma passiamo prontamente all’agire di odio che condanna,
che colpisce, che abbatte, che atterra in modo da non
lasciare scampo alcuno al nemico. Neppure lontanamente
lanciamo lo sguardo alla posa sacrificale che il Padre assume
in chi pecca. A quella io sto a guardare e un nuovo sentire
vedo spuntare: commossa adorazione.

368

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: Sia fatta la tua volontà sacrificale.
Cosa sento davanti al mio peccare? Il fideato mi dava vergogna
e stizza, imperfetto dolore. Il visuato mi dà:
1) Onda di dolore.
2) Commossa adorazione: accosto la mia mente al suo
sacrificale e commosso lo adoro.
La Parola profetica di Gesù mi ha raggiunto. Adoro il
sacrificale Paterno in spirito e verità.

 
Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale. Al fare sacrificale ci si
accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale, da dire e da fare.
Bene appellato e collocato. Bene augurato e perorato;
bene attualizzato: Sia fatta la tua volontà sacrificale come
in cielo così in terra.
È la volontà divina Paterna, radicata nell’essere divino,
che è fatto di Amore Sacrificale, da cui attingo contenuto
e direttrice.
Il Padre lo vuole sacrificale.
1) Vuole il suo celeste.
a) lo vuole sacrificandosi:
b) Lo vuole lasciandosi sacrificare: prima angelicamente,
poi umanamente come volontà ora fissativa,
ora assolutiva.
2) Vuole il sacrificale suo terrestre.
Il raggio del suo amore sano in discesa, messo in malattia
da Satana al suo impatto con me. L’ottiene bloccandolo
alla sua meità: me lo ha egoisticizzato.
Malattia vera, universale, evolutiva. Finalità del suo sacrificale
terrestre: è salvifico. Salva morendo.
Regola divina: il sacrificale è metamorfosale per la sua
modalità divina: con devoto silenzioso amore sacrificale.
Il sacrificale suo è il peccare nostro (equazione che modifica
un sentire secolare e abituale per un peccato che era
solo prodotto umano).
Davanti al peccare altrui che sento? Per la mia egoisticità
davanti al peccare in lontananza: me ne viene un sentire e
un parlare che sa solo di odio.
Quando poi il peccare colpisce la mia egoisticità, allora è
l’odio che fa azione di morte.
E davanti al peccare mio cosa sento? Qui parlo solo in
prima persona: io so bene il mio sentire:
1) Il fideato mi ha dato un suo sentire. Sentivo vergogna
di me stesso perché mi amavo non perché amavo.
Pubblicamente non mi sarei mai confessato. La stessa
egoisticità mi dava (stizza) rabbia per le sconfitte che
non volevo, ma che dovevo riconoscere. (Paura del
castigo) Il dolore imperfetto mi era facile, ma quello
perfetto lo sfioravo faticosamente.
2) Il Visuato Paterno mi ha tolto la vergogna, la rabbia.
Non mi lamento né col Padre né con lo Pneuma perché
non mi hanno ancora dato vittoria.
Vittoria sul peccato per me non esiste più, come non c’è
più lotta contro il peccato.
1) Mi ha dato un’onda fortissima di dolore per il male che
mi faccio all’amore: dolore di un figlio che si fa male
all’amore Paterno.
2) Il dolore più forte l’ho quando mi metto in commossa
adorazione del suo sacrificale.
Per bene presentarla occorre una piccola indagine sulla
Adorazione. Adorare che cos’è? La lingua degli avi romani
ci soccorre bene. Adorare si compone di un ‘ad’ e di un
‘os’ e di un sottinteso: ‘ponere ad os’, alla bocca: mettere
alla bocca. Cosa? Normalmente si fa riferimento a una
persona fisica.
1) Adorazione umana egoisticale: la si mette alla bocca
per impossessarsene, per gustarla, per bearsi, per aspirare
per averne tutto il piacere del godimento. Quello
che fanno erroneamente i fidanzati o meno, quello che
fanno garbatamente o meno le coppie sposate quale
avvio al coniugio maritale.
2) Adorazione divina sacrificale: davanti al sacrificale
Paterno io mi accosto con sommo rispetto e venerazione
e lo metto alla bocca per toccarlo con profonda commozione:
lo adoro. Da quel tocco prende a fluire un’onda
immensa di dolore: è il dolore pneumatico per il
male che mi sono fatto all’amore.
Il Visuato mi ha reso un adoratore vero. Ero nel falso:
quando lo adoravo nella immensità del creato, nei segni di
Dio, come i samaritani e i giudei sul monte Garizim e sul
monte Sion.
La stessa adorazione eucaristica è passeggera perché la
manducazione me la manda alla consunzione. La Paterna
è vera: non è legata ai sensi, ma allo spirito: lo adoro nel
mio spirito Spiritato.
E in verità: perché il suo sacrificale è verissimo, in me.
Davanti al peccare umano: quello lontano, quello vicino,
quello mio personale, accosto le labbra e gli dico tutto il
mio amore. È la mia commossa adorazione.

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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare. Bene attualizzato:
Sia fatta la tua volontà sacrificale. Equazione: sacrificale
è peccare. Sono inscindibili. Adoro il sacrificale. E il
peccare ineliminabile. Col sacrificale vuole metamorfosare
il mio egoisticale. Lo fa lo Pneuma ad intra, io lo aiuto
ad extra con la correzione. Snidare il sicario, snudare e
smascherare.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale. Al fare sacrificale ci si
accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite: Padre
nostro che sei nei cieli. Preghiera sacrificale, da dire e da
fare. Bene appellato e collocato. Bene augurato e perorato;
bene attualizzato: Sia fatta la tua volontà sacrificale
come in cielo così in terra.
È la volontà divina Paterna, radicata nell’essere divino,
che è fatto di Amore Sacrificale, da cui attingo contenuto
e direttrice. Il Padre lo vuole sacrificale.
a) Vuole il suo sacrificale celeste. Lo vuole sacrificandosi.
Lo vuole lasciandosi sacrificare: prima angelicamente,
poi umanamente, con volontà ora fissativa
di eterna morte dell’amore, ora assolutiva del male
cosciente prima e di quello incosciente alla fine del
cosmo.
b) Vuole il sacrificale suo terrestre. Sano mi giunge il
raggio di amore Paterno, da Satana in malattia collocato
e alla morte avviato. Malattia vera, universale,
evolutiva. Unica finalità: salvifica: salva morendo.
È una regola metamorfosale insita nel sacrificale vissuto
alla maniera divina: con devoto silenzioso amore sacrificale.
Il sacrificale suo è il peccare nostro.
1) L’amore egoisticale davanti al peccare lontano mi dà
un sentire e un parlare che sanno solamente di odio.
Davanti al peccare che mi colpisce mi fa scatenare
l’azione di morte.
2) Davanti al mio: il fideato mi dava vergogna, stizza e
dolore egoisticali. Ora il Visuato Paterno mi dà un’onda
di dolore perfetto per il male che mi faccio all’amore,
che si fa sempre più intenso man mano procedo
nella adorazione del sacrificale Paterno.
Adoro il sacrificale Paterno.
E che ne faccio del peccare umano? Due possibilità:
1) Se sacrificale Paterno e peccare umano li posso scindere,
allora è possibile un trattamento divino.
2) Se non si possono separare, allora non mi è concessa
neppure la adorazione al sacrificale.
Sono scindibili, ce lo assicura l’annunzio profetico di
Gesù: ‘I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e
verità’. Il peccare è ineliminabile a livello istintivo. Per
eliminare il peccare basterebbe sospendere il sacrificale,
ma quello il Padre non lo ha mai fatto ne mai lo farà, anzi
ne ricava metamorfosi. Il sacrificale è la morte dell’amore;
vivendolo alla maniera divina punta allo scioglimento
della morte e alla sua trasformazione in vita. E lo fa realmente
quando trasforma la mia egoisticità in sacrificalità.
Allora il suo sacrificale diventa mio e col mio sciolgo peccare
e morte dell’amore. Questo passaggio lo può effettuare
interiormente lo Pneuma, ma siccome il peccatore è
spinto anche dalla sensibilità occorre venga aiutato anche
sensibilmente, mediante la parola.
Non lo posso fare col peccatore in lontananza, lo debbo
fare col peccatore in vicinanza e sicuramente con la persona
che pecca contro. Al peccatore che mi colpisce alle
spalle io devo parlare. Che cosa gli devo dire? Gli devo:
1) Palesare
2) Snidare il suo peccato: lo devo mettere a nudo perché
lui fa di tutto per coprirlo e mimetizzarlo.
Glielo fa fare il suo amore egoisticale, sia perché si ama e
quindi vuol salvare la faccia, sia perché i colpi riescono
meglio quando sono bene camuffati. Ecco l’arte mostruosa
della finzione e della ipocrisia. È naturale che difenda
la sua ipocrisia con la menzogna e con la prontezza a giurare
e a spergiurare. Al fratello che pecca contro di me io
devo parlare correggendolo. Errata corrige. È un dovere
evangelico: ‘Se il tuo fratello pecca contro di te, va e
riprendilo te e lui solo. Se ti ascolta, hai guadagnato tuo
fratello’. Gesù lo ha fatto con gli uomini di Chiesa del suo
tempo: smascherati. Trattamento diverso dunque: adorazione
al sacrificale, correzione al peccare.