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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Bene attualizzato: sia fatta la tua volontà sacrificale. Col
suo mi vuol salvare. Col mio mi salva: ci salviamo.
Sacrificio e sacrificale.
*) L’attivo evangelico: ‘Rinneghi se stesso’ in continuità.
Non in essere, ma nel fare: la presa di me e di quanto mi
occorre per farmi grande, potente e gaudente. Attivo bloccativi.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Al fare sacrificale ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale, da dire e da fare.
Bene appellato e collocato. Bene augurato e perorato;
bene attualizzato: Sia fatta la tua volontà sacrificale come
in cielo così in terra. È la volontà divina Paterna. Vuole il
sacrificale suo celeste. Vuole il sacrificale suo terrestre.
Raggiunta la persona, Satana la mette in malattia, e la
avvia alla morte dell’amore che il Padre vuole per accettazione.
Unica è la sua finalità: salvare morendo, per quella
regola metamorfosale insita nel sacrificale, vissuto alla
maniera divina. Il sacrificale suo è il peccare nostro.
Al sacrificale suo do l’adorazione, al peccare umano do la
correzione. Dalla morte dell’amore il Padre mi vuol salvare
con il suo sacrificale. Io mi voglio salvare col mio.
Le due volontà concordano componendo le due volontà:
vogliamo salvarci col nostro sacrificale. Voglio il sacrificale,
non il sacrificio. Il sacrificio dice un atto che fluisce
senza indicarne la sua provenienza. Non sapendo che cosa
lo produce e lo sostiene l’abbiamo ritenuto certamente
buono. Anzi, vi poniamo tutta la nostra fiducia: ‘Ne faccio
io di sacrifici!’. Il sacrificio è solo attivo, non passivo: mi
sacrifico, ma non mi lascio sacrificare. Normalmente il
sacrificio è animato dall’amore egoisticale. Mentre il
sacrificale dice attaccamento e denota prontamente il suo
aggancio all’amore sano. Il sacrificale sia attivo che passivo
vuol lasciarsi sacrificare. Sacrificio ammalato; sacrificale,
sano. L’amore ammalato è egoisticale, quello sano è
solo il sacrificale. Parto col sacrificale mio attivo per
dispormi a quello passivo.
*) Sacrificale mio attivo (detto anche riflessivo): lo chiamo
attivo perché lo faccio agire io con lo Pneuma. Un
sacrificale evangelico che Gesù pone come esigenza
prima della sua sequela: ‘Se qualcuno vuol venire dietro a
me, rinneghi se stesso’. Se ci avesse detto solo: neghi se
stesso, era qualcosa. Col ‘rinneghi’ ci dice tutto.
Rinnegarmi: dirmi di no all’io egoisticale incessantemente,
perché la mia egoisticità entra sempre in azione, non
per mio libero volere, ma per sua forza istintiva che scatta
infallibilmente a ogni tocco esteriore e interiore. Dirmi
di no è bloccare la mia egoisticità. La mia egoisticità non
la posso bloccare in essere: vi è intoccabile fino alla fine.
Devo rinnegarla nel suo passaggio al fare. Cosa mi fa
fare? Mi fa sempre e solo prendere per me: è l’amore per
me. Amore per me ha una sola voglia: mi vuole grande,
non piccolo; mi vuole potente, non impotente; mi vuole
gaudente, non sofferente. Non che abbia tutto questo in
me stesso. Prima mi fa prendere me stesso e poiché sono
vivo, mi fa prendere vivente e mi fa amare vivente. Per
istinto amo la vita e non la voglio sacrificale, ma immortale.
Su questo mio male di fondo, Gesù ha bene sentenziato:
‘Chi ama la sua vita la perde’. ‘Chi la sacrifica per
me e per il Vangelo l’avrà eternale’. Nessuno ci aiuta a
capire questo, neppure la Chiesa, che nella sua abituale
ambiguità parla solo del ‘Vangelo della vita’ e non della
vita sacrificale quale veramente è per donazione Paterna.
Cosicché noi amiamo la vita e odiamo il suo sacrificale.
Così siamo e restiamo sotto l’impero di Satana. In me stesso
non ho tutto quello che mi fa essere come mi vuole la
mia egoisticità. Da qui la sua insaziabile presa.
Mi fa prendere tutto quello che mi faccia come mi vuole.
Presa interna, presa esterna. Così prendendomi prendo
cose e persone e così mi realizzo egoisticamente. Il sacrificale
mio attivo lo faccio cadere sulla mia presa: e così
non prendo. Bloccare tutta la mia presa. Mi metto in blocco.
Fissiamolo bene in un termine. Il Padre vuole il sacrificale
mio bloccativo di presa interna e esterna.

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